Giovanni Amoroso, giudice proveniente dai ranghi della Cassazione, esperto in diritto penale e civile, qualità ed esperienza che fanno di lui un giudice cosiddetto ‘ambidestro’, nonchè rinomato giuslavorista, è il nuovo presidente della Corte Costituzionale, eletto all’unanimità da una Consulta che ancora aspetta che il Parlamento nomini i quattro giudici mancanti e riporti il collegio nella pienezza dei quindici componenti.
Appena eletto, Amoroso, nato 76 anni fa a Mercato San Severino (Salerno) ha subito, come da prassi, telefonato alla premier Giorgia Meloni, e poi ha provveduto a nominare i due vicepresidenti, i professori Francesco Viganò e Luca Antonini.
Tra i temi toccati nell’incontro di presentazione con la stampa, fatta la premessa del suo impegno “assoluto” con la “bussola” della Costituzione, la “stella polare” dell’Europa e il metodo della collegialità, Amoroso non si è tirato indietro dal parlare della legge sull’Autonomia differenziata, dopo la decisione della Consulta che ha bocciato la richiesta referendaria lasciando però l’indicazione di tanto lavoro sulle ‘spalle’ del Parlamento.
“Non credo sia corretto parlare della progressione dei lavori sull’Autonomia dicendo al ‘netto dei Lep’ “, rileva il neo presidente della Corte rispondendo a una domanda sulla bocciatura del referendum. “Perché la corretta definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni – prosegue Amoroso – costituisce proprio l’architrave, il perno, l’impianto della legge, di cui è rimasto solo un perno e intorno al quale va costruito ora l’edificio”, spiega il presidente della Consulta. “Occorre che il Legislatore intervenga e determini i criteri per i Lep” che sono il “pilastro su cui si regge” la legge Calderoli. “La possibilità di determinare i Lep senza un intervento del Legislatore non c’è. Occorre – ha rilevato Amoroso – che il Legislatore intervenga anche per le materie non Lep. C’è da ricostruire questa fase, che è a fondamento di tutto l’impianto della legge per l’attribuzione di specifiche funzioni di materia”.
Quanto all’elezione dei quattro giudici mancanti, “auspico che il collegio della Corte possa essere reintegrato nel suo plenum quanto prima”, il Parlamento è convocato giovedì 23 gennaio. “La Corte però non è menomata, ha lavorato in undici, come previsto dalla legge”. “Ci aspettiamo, e sicuramente sarà così, che dal Parlamento verranno nominati giudici di assoluto livello, che dopo il giuramento si spogliano della loro provenienza” perché poi “c’è la sintesi della camera di consiglio”, ha aggiunto Amoroso ricordando che nel recente passato il Parlamento ha nominato giudici di valore come Barbera, Prosperetti e Silvana Sciarra. Sulla riforma della giustizia con i temi caldi della separazione delle carriere di giudici e pm, e il doppio Csm, Amoroso ha sottolineato che “non giova al Paese che ci si sia una situazione, non dico di conflitto, ma di non armonia. Non giova alla serenità del Paese e ci sono vari fronti. Ma qui la Corte ha un ruolo specifico. Questo appartiene alla politica.
La Consulta controlla la costituzionalità delle leggi”. Sulle condizioni di vita nelle carceri, un tema drammatico sul quale spesso la Consulta è intervenuta per il rispetto dei diritti umani, Amoroso ha ricordato che “quello del sovraffollamento è un problema grave”, del quale fanno parte anche elementi “logistici”, la Consulta ‘spinge’ “con dei moniti per la soluzione dei problemi ai quali non può porre rimedio”, e questo tenendo presente il principio della “leale collaborazione” tra le istituzioni. Amoroso ha anche ricordato il tessuto ‘poroso’ della nostra Costituzione che capta i mutamenti e le nuove sensibilità della società civile, e in proposito non pensa a “passi indietro” su temi come il fine vita – un nervo scoperto per il quale si attende una legge – e la procreazione medicalmente assistita.
Amoroso, dalla Pretura di Bergamo alla Consulta
Giovanni Amoroso, il neoletto presidente della Consulta, nato a Mercato Sanseverino (Salerno) il 30 marzo 1949, è stato nominato magistrato con decreto ministeriale del 27 marzo 1975; ha svolto le funzioni di pretore penale presso la pretura di Bergamo (1976-1980) e di pretore del lavoro presso la pretura di Roma (1980-1984).
Assegnato all’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione nel 1984, dapprima come magistrato di tribunale (1984-1989) e poi come magistrato d’appello (1996-2000), è stato applicato alla Sezione Lavoro ove ha partecipato ai collegi come relatore e poi estensore delle pronunce adottate.
Nel periodo 1986-1989 è stato applicato al Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione ed ha curato i corsi di apprendimento del sistema Italgiure delle banche dati della Corte.
Dal 1990 al 1996 è stato collocato fuori ruolo della magistratura in qualità di assistente di studio a tempo pieno del giudice costituzionale Renato Granata; successivamente – rientrato in ruolo come magistrato d’appello applicato all’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione – ha proseguito, a tempo parziale, sino al 1999 la sua collaborazione con il giudice costituzionale Renato Granata, eletto Presidente della Corte.
In seguito, dal 1999 al 2008, rimanendo in ruolo come magistrato della Corte di cassazione, è stato assistente di studio del giudice costituzionale, poi Presidente, Franco Bile. Nominato Consigliere di cassazione nel 2000, è stato dapprima assegnato alla Terza Sezione penale, con applicazione alla Sezione Lavoro e, successivamente, assegnato a quest’ultima con applicazione alla Terza Sezione penale. Conseguita l’idoneità alle funzioni direttive superiori, dal marzo 2006 è stato designato quale componente delle Sezioni Unite civili della Corte di cassazione.
Nominato Direttore aggiunto dell’Ufficio del Massimario della Corte nel febbraio del 2013, successivamente ne è divenuto il Direttore. Nel febbraio del 2015 è stato nominato Presidente di sezione della Corte e assegnato alla Sezione Lavoro. Nel giugno del 2015 è stato destinato anche alle Sezioni Unite civili come presidente di sezione non titolare, venendo altresì designato come coordinatore delle Sezioni Unite civili.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA