“Se si gioca a cricket in aree
vietate con rischio per l’incolumità pubblica, è doveroso che il
Comune faccia in fondo la propria parte con tutti i
provvedimenti che si rendono necessari”. Lo scrive
l’europarlamentare leghista Anna Maria Cisint, ex sindaca di
Monfalcone (Gorizia), in una nota riferendosi a un servizio
giornalistico della Bbc su Monfalcone dal titolo “La città che
ha bandito il cricket”. Il servizio fa riferimento ad una multa
inflitta ad un gruppo di ragazzi di origine bengalese che
giocavano a cricket durante l’amministrazione Cisint.
“Non saranno certo la diffusione di servizi giornalistici
fasulli, come quello che discredita la serietà della BBC –
prosegue la nota – a intimidire la mia azione che risponde a
un’esigenza che non riguarda solo la realtà locale e che tocca
questioni profonde come l’erogazione di benefici a carico delle
finanze pubbliche senza controllo su redditi, proprietà e
diritti reali, come quelli per gli assegni familiari concessi ai
familiari all’estero”. Cisint non è scesa nel dettaglio in
merito a quanto sostenuto nell’articolo, cioè che a Molfacone
sia vietato giocare a cricket, ma ha parlato della ‘sua’
“battaglia contro il processo di islamizzazione” che “punta a
cancellare la nostra identità culturale e sociale”.
Per l’ex sindaca, che ha conservato un ruolo nella giunta
comunale dopo essere stata eletta a Bruxelles, Monfalcone “non
può avere il cricket come una priorità e neppure come
un’esigenza collettiva perché nello sport stiamo dando valore e
qualificando gli impianti esistenti. Se si vuole realizzare un
impianto di questo genere, in un’area privata e nel rispetto di
ogni regola di sicurezza, se lo facciano gli interessati, come è
avvenuto per altri giochi del genere come il padel”.
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