Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaCostruire i presupposti per un primo disgelo tra Roma e Bruxelles. Il presidente del Consiglio europeo in pectore Antonio Costa è venuto in Italia all’indomani della conferma di Ursula von der Leyen alla testa della Commissione e (soprattutto) con la contrarietà del partito di Giorgia Meloni. Un voto contrario che, lo scorso giugno, l’Italia ha certificato anche sullo stesso Costa, scelto favorevolmente, invece, da tutti gli altri Paesi membri. Il portoghese è noto per il suo atteggiamento inclusivo e per essere un politico dalle posizioni ferme ma sempre all’insegna del dialogo. «È stato un ottimo incontro di lavoro. Ora per me è importante valutare quali sono le prospettive e le priorità dei vari membri dell’Ue e poiché l’Italia è un Paese fondatore dell’Unione, è importante sapere e prendere nota delle priorità della premier Meloni», ha sintetizzato il neopresidente del Consiglio europeo al termine di un incontro di un’ora a Palazzo Chigi con la premier.Collaborazione apertaLa missione in Italia – prima tappa di un tour europeo che prevede l’ex premier lusitano – è quindi un segno ulteriore del modus operandi che Costa potrebbe avere quando, dal prossimo dicembre, dirigerà il Consiglio europeo. I temi sul tavolo dell’incontro con Meloni sono stati diversi ma su un punto l’ex premier è stato già chiaro nei giorni scorsi: nonostante il voto contrario, da parte sua c’è tutta la volontà di collaborare con Roma. Al centro del colloquio – fa sapere Palazzo Chigi – le priorità di azione Ue per il prossimo ciclo istituzionale, a partire dai principali scenari di crisi a livello internazionale e dai temi della competitività e della gestione dei flussi migratori. «Sono stati discussi allo stesso tempo i metodi di lavoro del Consiglio europeo, con l’obiettivo di valorizzarne ulteriormente il ruolo e l’efficacia». La presidente del Consiglio ha ribadito i propri auguri di buon lavoro a Costa esprimendo e apprezzamento per il proposito di assicurare una leadership condivisa e pragmatica del Consiglio europeo.Loading…Il sostegno all’UcrainaQuel che avvicina il presidente del Consiglio europeo e Meloni è il sostegno all’Ucraina. Per Meloni l’incontro è stato di fatto, implicitamente, un modo per scongiurare il pericolo di isolamento del suo governo che, di fatto, ha votato contro le tre massime cariche comunitarie. Nelle prossime settimane la premier tornerà a parlare anche con von der Leyen, in vista dell’indicazione dei due profili – un uomo e una donna – per il ruolo di commissario. Meloni è convinta che il voto di FdI non abbia tagliato le gambe al negoziato per una delega di peso.La partita del commissario Al momento appare davvero complicato che l’Italia ottenga una vicepresidenza esecutiva. Il commissario al Bilancio e al Pnrr resta forse l’obiettivo massimo a cui può aspirare il governo, senza disdegnare il portafoglio della Coesione o della Sburocratizzazione come alternative. Meloni «non si è trovata d’accordo sul programma, ma ha ampio margine per trattare sui ruoli in commissione e ha noi, nel Ppe, che rappresentiamo la seconda forza del governo», ha spiegato Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri, tuttavia, ha davanti a sé una strada in salita: nei Popolari c’è chi, dopo il voto all’Eurocamera, vorrebbe spingere ai margini Meloni nel segno di una maggioranza a trazione europeista e impermeabile alle influenze dei partiti sovranisti.
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