Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«Cauto ottimismo» da una parte, gelo dall’altra. All’indomani del nuovo round di colloqui a Doha per il cessate il fuoco a Gaza e lo scambio di prigionieri, mediati da Usa, Qatar ed Egitto, il team negoziale israeliano ha riferito al premier Benyamin Netanyahu della «possibilità di avanzare verso un accordo basato sull’ultima proposta americana» che contiene «elementi accettabili per Israele».Parole incoraggianti erano arrivate subito anche da Joe Biden che aveva parlato di una «tregua mai così vicina» in oltre 10 mesi di guerra. A smorzare gli animi è stato però lo stesso Hamas che al tavolo non si era nemmeno seduto.Loading…Le certezze del presidente americano sono solo «un’illusione», ha tagliato corto Sami Abu Zuhri, esponente di spicco dell’ufficio politico di Hamas, respingendo come «diktat americani» quelli che Washington definiva progressi.Lo scoglio infatti resta al momento il rifiuto di Hamas a partecipare a nuovi colloqui insistendo di voler implementare il piano illustrato da Biden a fine maggio: con una prima fase di sei settimane di tregua, il ritiro dell’Idf dalle zone più popolate della Striscia e la liberazione degli ostaggi; e una seconda fase con il ritiro totale dell’esercito israeliano da Gaza.La fazione palestinese accusa ora Israele di aver posto «nuove condizioni», tra cui la permanenza delle truppe al confine tra la Striscia e l’Egitto, lungo l’asse Filadelfia, e una sorta di diritto di veto sui nomi dei detenuti palestinesi da scarcerare in cambio degli ostaggi.