Dopo aver lasciato Timor Est, papa Francesco è arrivato oggi a Singapore, sua ultima tappa nel lungo viaggio tra Asia e Oceania, che ha toccato anche Indonesia e Papua Nuova Guinea.
Nella città-Stato insulare da sei milioni di abitanti (si sviluppa su un arcipelago di 58 isole), all’estremità meridionale della Penisola malese, papa Francesco conclude un tour di 12 giorni che finora può vantare un bilancio entusiasmante, nel suo itinerario tra Chiese giovani di grande vivacità – pur così periferiche e ‘di frontiera’ – e rapporti con altre fedi con cui rafforzare i rapporti: in particolare l’Islam indonesiano, religione dominante – ma estremamente tollerante – nel Paese con più musulmani al mondo. E’ proprio la diversità sociale e culturale dei quattro Paesi distribuiti tra Asia sud-orientale e Pacifico che rende questo viaggio di Bergoglio – il più lungo del suo pontificato, che sta confermando alla non tenera età di 87 anni la sua capacità di reggere a fatiche e lunghi spostamenti – uno dei più importanti e con più promesse per il futuro.
Nella multietnica Indonesia, in cui vige la visione dell'”unità nella diversità”, il Papa ha sancito importanti condivisioni sul piano del dialogo interreligioso, sottoscrivendo col grande imam della Moschea Istiqlal – peraltro collegata con la cattedrale cattolica dal “tunnel dell’amicizia” – una “joint declaration” che consolida il percorso partito da Abu Dhabi col Documento sulla tolleranza umana co-firmato col grande imam di Al-Azhar.
Una dichiarazione, quella di Giacarta, che impegna le religioni a isolare estremismi e fondamentalismi, a non fomentare guerre, odi e divisioni, e a farsi anzi strumenti per sconfiggere insieme la “cultura della violenza”.
Papa Francesco è arrivato a Singapore
In Papua Nuova Guinea, paese a maggioranza cristiana e dove i cattolici sono il 30%, oltre all’appello globale di “pace per le Nazioni, e anche per il creato” – quindi alla salvaguardia del pianeta dalla crisi climatica e dallo sfruttamento selvaggio delle risorse – anche la toccante visita nella realtà indigena e tribale di Vanimo, tra la foresta pluviale del nord, a sostegno dell’opera di missionari da Francesco già conosciuti e di un’esemplare abnegazione, rappresentanti di una Chiesa che più povera non potrebbe essere.
Nella piccola Timor Est, ex colonia portoghese, indipendente dal 2002 dopo la lunga guerra di liberazione dall’occupante Indonesia, l’abbraccio corale di un cattolicesimo che ha la più alta percentuale al mondo – il 98% della popolazione – e delle 600 mila persone che hanno partecipato alla messa sulla spianata di Taci Tolu, quasi la metà degli abitanti dell’intero Paese.
Proprio il processo di pace e riconciliazione, e di “purificazione della memoria”, fortemente voluto con l’Indonesia è stato eretto qui dal Papa ad esempio da seguire per tutti i Paesi in conflitto nel mondo.
A Singapore il Papa giunge nel quarto principale centro finanziario del mondo, una delle principali città cosmopolite, con un cruciale ruolo nel commercio internazionale e nella finanza. Metropoli dove alla tecnologia proiettata sul futuro, alle costruzioni avveniristiche e alla più alta concentrazione di milionari, si affiancano una lunga storia di immigrazione e una popolazione variegata e anche sotto la soglia di povertà: prevalentemente cinesi (74%), malesi, indiani e altri discendenti di asiatici ed europei. Il 42% della popolazione è straniero, qui per lavoro o studio. I lavoratori stranieri costituiscono il 50% del settore dei servizi.
Domani mattina il Papa renderà la sua visita di cortesia al presidente della Repubblica Tharman Shanmugaratnam, incontrerà il primo ministro Lawrence Wong, e quindi le autorità e la società civile del Paese. Nel pomeriggio la messa allo stadio nazionale, dove sono attesi circa 55 mila fedeli. Si vedrà se anche qui, come accaduto in Mongolia un anno fa, ci saranno anche pellegrini dalla Cina continentale.
Sicura la presenza di gruppi e prelati da Hong Kong. Venerdì, prima della partenza per Roma, l’incontro privato con i vescovi e il clero nel Centro ritiri San Francesco Saverio, dove alloggia, la visita ad anziani e malati assistiti dalle suore di Madre Teresa e l’incontro interreligioso con i giovani.
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