Dalla Filarmonica Toscanini
all’Orchestra della Toscana, da maestri riconosciuti a talenti
emergenti, e poi la danza col Balletto di Roma. La stagione
invernale di Emilia Romagna Festival, 27 appuntamenti da ottobre
ad aprile nei teatri di Imola, Faenza, Forlì e Castel San Pietro
Terme, si appresta a celebrare i suoi primi 25 anni di vita.
“Operando soprattutto in Romagna – ha spiegato Mauro
Felicori, assessore alla cultura della Regione – Emilia Romagna
Festival svolge una sorta di funzione di equilibrio culturale,
oltre a superare i confini urbani per una visione regionale più
forte e con un programma di grande apertura fra varie realtà
italiane”.
Tra grandi repertori classici e musica contemporanea,
l’inaugurazione il 26 ottobre è con l’Orchestra regionale
emiliano romagnola, la Toscanini, che allo Stignani di Imola
proporrà il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Brahms
(solista Alexander Gadjiev) e una suite dal Romeo e Giulietta di
Prokofiev diretti da Dmitry Matvienko. Il 28 ci si sposta al
Teatro Masini di Faenza dove il Balletto di Roma presenterà il
nuovo allestimento di C’era una volta Cenerentola con le
coreografie di Fabrizio Monteverde. La stessa compagnia sarà
anche a Imola (14/2) con Giulietta e Romeo di Prokofiev. Terza
inaugurazione il 29 ottobre al Teatro Fabbri di Forlì con
l’Orchestra regionale toscana diretta da Diego Ceretta e la
partecipazione della star del violino Frank Peter Zimmermann
impegnato nel Concerto di Schumann. Per ragioni spazio, il più
piccolo teatro Cassero di Castel San Pietro ospiterà solo
concerti cameristici, quattro, tra i quali spicca quello del
Quartetto di Venezia (3/12), il più longevo dei quartetti
d’archi italiani. Come di consueto sarà nutrita nella rassegna
la presenza di pianisti: dai veterani Boris Petrushansky (i
Quadri di una esposizione di Musorgskij) e Danilo Rea, alla
giovanissima Eva Gevorgyan, e poi Davide Cavalli, Ilia Kim e
Konstantin Emelyanov. Anche il violoncello affianca una star
come Giovanni Sollima all’astro nascente Ettore Pagano. Da non
dimenticare infine l’omaggio a Giuseppe Sarti, la massima gloria
musicale faentina e fra i musicisti italiani più significativi
della seconda metà del Settecento.
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