Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaRania di Giordania arriva a Cernobbio, ospite al Thea Forum, con un piano in cinque punti per provare a chiudere la guerra a Gaza e “arrivare a una pace giusta” tra israeliani e palestinesi. Partendo da una base condivisa fondata su principi su cui le parti possono concordare.I cinque punti“Il primo punto – ha spiegato la regina di Giordania – è che il diritto internazionale deve prevalere senza eccezioni. Il secondo è che i diritti umani sono assoluti. La libertà dalle persecuzioni e dalle discriminazioni sono diritti umani non negoziabili”. Il terzo punto riguarda il fatto che “per far prevalere la giustizia – ha aggiunto – serve assumersi delle responsabilità e garantire che qualsiasi illecito sarà sanzionato. A Gaza vediamo le conseguenze catastrofiche di questo squilibrio. Negli ultimi 57 anni Israele ha mantenuto l’occupazione di questi territori” e quindi “ le parole non bastano. Senza assunzione di responsabilità parlare di diritti umani si riduce a vuota retorica”. Il quarto punto guarda alla costruzione di una pace giusta che consente di avere “una sicurezza reciproca” che riguarda anche Israele che “non avrà sicurezza permanente senza pace”. E, infine, c’è il quinto punto: “le voci estreme devono essere escluse e il futuro non può essere in ostaggio di coloro che sostengono gli stermini e le punizioni. Devono essere denunciati e zittiti. Incitare contro un’intera popolazione è una violazione di una decente condotta umana, non un esercizio di libertà di espressione”.Loading…Il discorso della reginaLe indicazioni della regina di Giordania sono arrivate con parole commosse che sottolineano come il mondo del 2024 sia molto differente da quello di 19 anni fa, quando la regina venne per l’ultima volta a Cernobbio. Un mondo più difficile, in cui si perde la fiducia nei confronti dei leader e delle regole globali, che pure sono necessarie per creare un mondo sicuro per il futuro di tutti. In passato, ha ricordato Rania, è stato creato un sistema di regole dopo guerre sanguinose che hanno consentito per lungo tempo una convivenza, faticosa ma in grado di evitare conflitti irreparabili. Ma per credere nelle regole l’opinione pubblica mondiale deve credere nella loro integrità. “Se guardiamo la guerra a Gaza – ha sottolineato Rania – vediamo un doppiopesismo. La causa della guerra in corso è stato l’attacco di Hamas a Israele. L’attacco a Gaza, però, è stato disumano: 70mila tonnellate di bombe, il più grande numero di bambini amputati di sempre. Israele – ha la regina – ha imposto ordine su oltre il 90% della Striscia e ostacolato l’accesso agli aiuti. Inoltre sono state disattese le indicazioni dell’Onu e della Corte penale internazionale”.Una sofferenza che per Rania di Giordania si riflette sulla vita vita quotidiana, stravolgendola. “La sofferenza – ha continuato Rania – è diventata la normalità. Pensate a cosa vuol dire aver perso tutto a Gaza oggi. Hai spostato la tua famiglia più volte ma non c’è un luogo sicuro. Guardi al futuro e tutto è desolante. Aspetti il cibo, il cessate il fuoco. Cosa dice il mondo adesso? In Palestina si è resa normale una situazione irrazionale. Il mondo dice che la sofferenza palestinese non vale”.Ma cosa può essere fatto ora? La comunità internazionale, per Rania di Giordania, deve agire. Fermare il bagno di sangue e creare un percorso basato sui diritti e sulle posizioni condivise, abbandonando l’applicazione selettiva delle regole e i doppi standard per creare un futuro che tutti, palestinesi e israeliani, si meritano. Con cinque principi: il diritto internazionale, la consapevolezza che l’autonomia e la dignità sono diritti umani universali, l’assunzione di responsabilità da parte di tutti, la garanzia di sicurezza per tutti e l’esclusione delle voci estreme da ogni dibattito e confronto.