Ospedali e presidi colpiti dalle bombe o razziati dai militari. Azienda italiana in aiuto dei medici ucraini
L’incubo in Ucraina è iniziato il 24 febbraio del 2022. Da quel giorno, con l’invasione russa, nel paese dell’est Europa si è vissuto un clima di terrore e morte. Le ultime stime parlano di oltre 9 mila civili uccisi durante scontri o bombardamenti. Ma distruzione e paura si scorgono un po’ ovunque e i ripetuti attacchi russi si abbattono, senza pietà, su ogni tipo di edificio. Il numero delle vittime, purtroppo, è molto più alto se si considera anche la pessima situazione sanitaria. Le bombe, infatti, non hanno risparmiato nemmeno le strutture ospedaliere e i presidi. Tantissime persone non possono accedere alle cure necessarie alla propria cura e molti hanno perso la propria battaglia per la sopravvivenza. Difficile per un malato oncologico, per esempio, effettuare i cicli di chemio.
Il dramma raccontato da Medici senza frontiere
Nei primi 11 mesi del conflitto, riferisce un report di Medici senza frontiere, oltre 1200 presìdi (tra ospedali e strutture mediche) sono stati pesantemente colpiti, anche con le cosiddette bombe a grappolo. Senza contare i saccheggi di farmaci e attrezzature.
«Le testimonianze degli operatori sanitari e dei pazienti vissuti sotto l’occupazione russa dimostrano una forte limitazione dell’accesso ai farmaci essenziali, alle cure o alle strutture mediche» denuncia Msf. Una situazione drammatica, le attrezzature mediche efficienti sono rarissime, non si contano più, oramai, quelle danneggiate. Impossibile per i medici e responsabili di strutture reperire i pezzi di ricambio e far arrivare la necessaria strumentazione dall’estero è un’impresa, visto le precarie condizioni delle strade. Se la guerra finisse immediatamente, per ricostruire il servizio sanitario di base nel Paese, riferisce lo studio di Msf, ci vorrebbero almeno 15 miliardi di dollari.
Tantissimi medici stanno provando a superare l’emergenza con sistemi di fortuna, cure improvvisate e ingegno. Ma non sempre, purtroppo, si ottiene il risultato sperato.
L’aiuto italiano
Dall’Italia è arrivata una prima risposta alle numerose richieste d’aiuto. La Hbw-Rigenera, infatti, ha donato 50 kit composti da un cerotto che utilizza dei microinnesti di tessuto, pelle e ossa, in grado di funzionare anche in caso di blackout elettrico e molto utile per sanare traumi e ferite.
«Siamo in contatto con i nostri colleghi in Ucraina e vogliamo offrire un aiuto concreto alla popolazione, anche per chi ha necessità di un intervento estetico. Un gesto per alleviare le condizioni dure, che stanno vivendo per la guerra in Ucraina. Il kit deriva da un progetto che avevamo sviluppato per la Nato, per un intervento d’urgenza sulle ferite delle vittime civili del terrorismo. Il dispositivo può essere alimentato con le batterie e funzionare in condizioni di sicurezza anche senza corrente elettrica» ha spiegato Antonio Graziano, scienziato e Ceo di Rigenera Hbw.Grazie al dispositivo, dopo avere prelevato i frammenti, vengono distribuiti nella zona da rigenerare, frammenti delle dimensioni di micron. Questi creeranno una sorta di polvere che andrà a ricolonizzare la zona ‘malata’.
Secondo lo scienziato, «si possono trattare le ustioni, ma anche le lesioni diabetiche e le ferite difficili. Ma può essere usato anche in dermatologia – avverte – ad esempio per l’alopecia androgenetica o problemi complessi come l’artrosi del ginocchio. Oppure le smagliature, le cicatrici e l’invecchiamento della pelle. Siamo in 50 paesi del mondo e anche in Ucraina dove, soprattutto nelle regioni meno in prima linea, continuano le prestazioni dermatologiche e di medicina estetica».