«La querela del boss mafioso Giuseppe Graviano contro Massimo Giletti, e l’indagine per diffamazione che ne è scaturita, sono una minaccia al giornalismo libero e indipendente».
A dirlo è l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente del partito «Libertà, giustizia, Repubblica» e numero uno delle Camere penali del diritto europeo e internazionale.
«I reati di opinione sono un retaggio del periodo fascista e la politica dovrebbe avere il coraggio di farli sparire una volta per tutte dal nostro codice penale – aggiunge Tirelli –. Ma trasformare un reato di opinione in uno strumento per impedire a un professionista coraggioso e rigoroso come Giletti di continuare a fare il proprio lavoro è indegno di un Paese civile».
«Mi chiedo con quale discrimine giuridico si possa soltanto pensare di ritenere possibile parte offesa Giuseppe Graviano, un nome di spicco nel firmamento mafioso di Cosa nostra condannato a diversi ergastoli – prosegue il leader di LgR – e attualmente detenuto. Con le sue inchieste televisive, Giletti, al quale ribadiamo il massimo del sostegno e della solidarietà, si è avvicinato a verità scomode che devono, evidentemente, restare segrete».
«Mi auguro che l’autorità giudiziaria chiuda positivamente e velocemente questo fascicolo d’indagine e che Giletti possa ritornare a condurre le sue inchieste coraggiose e illuminanti sul mondo oscuro che si muove attorno al fenomeno mafioso – conclude Tirelli –. Giletti non può restare isolato».